A Catania la meraviglia è donna: il mio viaggio tra salama e cioccolatta
“Mamma m’accatti a coriandola?”.
Carnevale 2022, Villa Bellini e la mia attenzione viene catturata da questa frase sentita in lontananza. Un po’ come nei film americani, quando il protagonista di colpo si ferma perché ha una visione o perché ha l’intuizione del secolo.
“Ehi Ben, cosa diavolo sta succedendo?”
“Ho la soluzione Mic, vieni con me”
Chi ha visto Manifest sa di cosa parlo.
Resto immobile, dietro di me l’imponenza del chiostro e tutto che scorre inesorabilmente tra coriandoli e millecinquecento spiderman che si rincorrono alla ricerca di quello vero.
Quello vero è nascosto, si chiama Kevin e ha gli occhiali di Harry Potter e un mitra in mano.
Ovvio che nessuno lo trova.
La mia mente viaggia, penso e ripenso alla parola coriandola.
“Cosa succede Andrea?” mi chiedo.
“Perché questa parola ti ha folgorato? Sblocchìti” continuo a ripetermi.
Improvvisamente tutto ritorna normalità.
“Sarà stato un blackout” ripeto tra me e me convincendomi e tranquillizzandomi.
Torno a casa, cambio mia figlia, cadono dei cariandoli e subito la mia mente è di nuovo lì “m a m m a, m’ a c c a t t i a c o r i a n d o l a a a “.
Immaginatela come una voce terrificante sempre di quei film americani così tanto strani.
Apro il telefono e sento l’urgenza di condividere questo mio stato psico-fisico sulla pagina de La Liscìa Catanese domandando e domandandomi ancora una volta del perché ancora nel 2022 si dicesse in giro coriandola.
Grazie alle risposte della community ho capito, a distanza di ore, il perché del mio salto temporale.
Tutto ciò che di bello si possa esprimere in “lingua” catanese, questo sarà espresso al femminile.
Ne ho avuto la conferma e sinceramente non avevo mai prestato attenzione alla cosa.
Prendi per esempio la Cioccolatta.
Riflettendo attentamente mi rendo conto di quante volte mi sia venuto il dubbio che si dicesse veramente cioccolatta. Dal suono impattante e deciso, la nota virilità del celebre alimento derivato dai semi dell’albero del cacao, si scontra e perde contro il suono morbido “per me peffavore un cono panna e cioccolatta”.
Sicuramente più poetico.
Vado a dormire ma quella dolce scoperta della femminilità linguistica non lascia spazio ad alcun abbìocco, sento che voglia dirmi qualcos’altro.
Occhi spalancati e comincia il viaggio.
“Andrea, ma se ti dicessi…” mi ripete la mente.
Attendo, sono confuso ma allo stesso tempo curioso.
“Se ti dicessi..LA SALAMA?” ribatte la mia mente.
La salama ha decretato definitivamente la mia nottata insonne, in quel viaggio fantastico nella più particolare delle “lingue”, nei più curiosi dei linguaggi globali.
E vado avanti con “la diabeta”, “la scivola”, “la scatola”, “la pisella”, “la sterza”.
Tutto mi parla al femminile e allora penso, grazie a un commento di Manuela Pizzutilo, che tutto ciò che di bello e di buono possa esistere al mondo è davvero al femminile.
L’ho sempre pensato, ma quella notte ne ho avuto la certezza.
La cartocciata, la cacocciola, la crispella, la cipollina, la tuma, la scacciata, la norma, la bolognese, la raviola.
La meraviglia è donna.
No, se state pensando all’arancina siete fuori strada perché l’arancino è maschio, e ogni tantu masculu bbonu s’attrova.
8 Marzo 2022, Andrea Carollo